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Feb 10, 2017 Marco Schiaffino Approfondimenti, In evidenza, RSS, Scenario 0
Passando dal settore privato a quello pubblico, però, le lacune emergono con maggiore evidenza. L’impietoso paragone con gli Stati Uniti, nei quali la cyber-sicurezza a livello nazionale è oggetto di programmi specifici, la dice tutta.
In Italia, infatti, il tema sembra condannato a rimanere relegato al settore dei grandi annunci. “Dopo l’avvio del progetto annunciato dal governo Renzi, nonostante le buone intenzioni del nuovo governo Gentiloni le cose sembrano essersi completamente fermate” conferma Livrea.
Se quindi il settore privato si muove bene o male in linea con il resto del mondo, in quello pubblico le cose vanno decisamente a rilento.
Qualche impulso arriva dai nuovi regolamenti dell’Unione Europea, e in particolare dalla direttiva NIS (Network and Information Security), ma anche in questo caso il rischio è che le applicazioni rimangano chiuse in qualche cassetto. Il lato positivo è che, per lo meno, questi processi stanno chiarendo quali sono le priorità nel settore della sicurezza.
“Ormai è chiaro a tutti che per garantire una protezione efficace delle infrastrutture è indispensabile una normativa a livello nazionale e sovranazionale, la collaborazione tra tutti i soggetti e la condivisione delle informazioni. Sono punti che orientano l’attività della nostra piattaforma e che dovrebbero essere applicati anche a livello nazionale e internazionale”.
Un discorso simile riguarda le infrastrutture Internet, che ancora oggi non possono contare su una regolamentazione (nemmeno a livello globale) che permetta di gestire la rete.
“In questo ambito è importante arrivare a una legislazione che permetta di individuare un livello minimo di sicurezza delle infrastrutture sensibili” conferma Livrea. “Per il momento sappiamo che si è creata una consapevolezza riguardo la necessità di un processo del genere. Personalmente mi auguro che si passi dalla consapevolezza ai fatti in tempi brevi”.
Parlando di infrastrutture, però, il quadro riguardante il nostro paese assume toni molto meno vivaci. “È ovvio che ogni ostacolo di carattere tecnico che limita le performance della rete si ripercuote anche sulla sicurezza. Tanto più che determinati attacchi, come quelli basati su DDoS, hanno ripercussioni su tutta la rete. Se le infrastrutture non sono in grado di reggere, si rischia il collasso”.
Il ragionamento, però, va oltre l’aspetto security. “La presenza di infrastrutture adeguate non è solo un’esigenza per chi opera nella sicurezza” conclude Livrea. “Per fare un esempio, oggi solo una percentuale della popolazione ha la possibilità di guardare contenuti nel formato 4K online. Investire in questo settore è indispensabile per offrire possibilità di sviluppo al paese”.
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