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Ott 04, 2016 Marco Schiaffino Approfondimenti, Attacchi, In evidenza, Tecnologia, Vulnerabilità 0
Internet è gigantesca, ma terribilmente fragile. La conferma della sua vulnerabilità è arrivata in questi giorni con gli episodi di attacchi a siti Web e reti di portata senza precedenti, che obbligano gli esperti di sicurezza a guardare in faccia la realtà: se qualcosa non cambia, il World Wide Web rischia il collasso.
Il nemico che ci si trova ad affrontare non è nuovo: si chiama DDoS (Distributed Denial of Service). In estrema sintesi, è una tecnica di attacco che prevede l’invio di grandi volumi di richieste “malformate” a un server Internet per intasare i sistemi e bloccarne i servizi.
Come logica, gli attacchi DDoS sono simili ai cosiddetti “cyber-strike”, le azioni dimostrative usate anche dagli attivisti per congestionare un sito e provocarne il crollo.
Col tempo, però, questo tipo di attacchi è diventato appannaggio di gruppi organizzati legati al cyber-crimine, che sfruttano botnet di computer infetti per portare attacchi di dimensioni decisamente superiori a quelle a cui ci eravamo abituati nei primi anni 2000.
Questa prima evoluzione ha portato a una situazione in cui gli attacchi DDoS sono diventati estremamente frequenti, anche a causa del fenomeno che alcuni hanno definito “DDoS as a service”, ovvero la possibilità di affittare sul mercato nero le botnet che consentono di attaccare con la massima efficacia qualsiasi sito Internet.
L’ecosistema legato al fenomeno del DDoS affonda le radici in un vero e proprio ambiente criminale, il cui modello di business è legato sia al sabotaggio dei servizi dei concorrenti, sia alla logica dell’estorsione.
Un fenomeno, questo, che molti esperti considerano in crescita ma che resta un tema “sommerso”: le aziende che cedono al ricatto (pagando denaro sonante per evitare o mettere fine a un attacco) non vanno infatti in giro a raccontarlo.
Se la (brutta) situazione era nota da tempo, i suoi recenti sviluppi erano evidentemente meno prevedibili. Gli attacchi DDoS, infatti, si sono evoluti con una velocità esponenziale, che ha spiazzato anche gli operatori del settore.
Un fenomeno che viene confermato a Security Info anche da Paolo Bufarini, Head of Security di Akamai Italia. “Ci aspettavamo una crescita di volume degli attacchi DDoS” spiega Bufarini, “ma non in un periodo così breve di tempo”.
Il riferimento è alla cronaca dell’ultima settimana e, in particolare, al caso dell’attacco contro il sito Krebs on Security, il blog gestito dall’esperto di sicurezza Brian Krebs che ha subito un attacco “monstre” con un volume di traffico di 620 Gbps.
“Prima del caso di Krebs, l’attacco più imponente registrato sulla piattaforma Akamai era arrivato a 363 Gbps” spiega Bufarini. “Gli episodi recenti, però, dimostrano che esistono botnet in grado di portare attacchi che possono raggiungere 1 Tbps. Sono dimensioni spaventose”.
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