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Gen 27, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, Ransomware 0
L’autonomia dello smartphone è un aspetto a cui tutti siamo sensibili e non c’è da stupirsi che le app che promettono di migliorarla risultino allettanti. Non sempre, però, mantengono quello che promettono.
EnergyRescue, un’app per Android che è stata per qualche tempo disponibile per il download su Google Play, non è solo inutile: è decisamente dannosa.
L’app, identificata dai ricercatori di Check Point in seguito alla segnalazione di un utente, contiene infatti un ransomware che gli analisti hanno battezzato con il nome di Charger.
Sotto il profilo tecnico, Charger si rileva piuttosto complesso. Utilizza infatti delle tecniche di offuscamento avanzate che gli permettono di aggirare i controlli antivirus con una discreta efficacia.
Il suo codice, per esempio, viene caricato dinamicamente da moduli crittografati e al suo interno sono inseriti anche dei comandi senza senso che rendono più difficile interpretare il suo funzionamento.
Come molti malware per PC (ma tra i malware per dispositivi mobile è un comportamento più raro) esegue inoltre un controllo per verificare l’ambiente in cui è installato. Se sospetta di trovarsi in una macchina virtuale, cessa qualsiasi attività.
***foto***Se rileva la presenza di un sistema di emulazione, Charger non si attiva.
Il malware è progettato per rubare l’elenco dei contatti e i messaggi SMS dal dispositivo. Inoltre, richiede il permesso di amministratore che, se concesso, avvia alla seconda fase dell’attacco: il blocco del dispositivo e la richiesta di riscatto.
Il messaggio che compare sul display della sventurata vittima è decisamente minaccioso: “Nel caso in cui non ci paghi, ogni 30 minuti venderemo porzioni delle tue informazioni personali sul mercato nero. Ti assicuriamo al 100% che tutti i tuoi dati saranno ripristinati dopo che avremo ricevuto il pagamento, sbloccheremo il dispositivo e cancelleremo tutti i dati dal nostro server. Spegnere il tuo telefono non ha senso: tutti i tuoi dati sono già sui nostri server, Possiamo venderli per spam, truffe, crimini bancari etc… Abbiamo raccolto tutti i tuoi dati personali, tutte le informazioni riguardanti i social network, gli account bancari, le carte di credito, i tuoi amici e la tua famiglia”.
Al tono minaccioso è associata una richiesta di riscatto che, secondo i ricercatori, è la più alta mai registrata nel settore dei ransomware mobile: i cyber-criminali chiedono infatti 0.2 bitcoin, pari a circa 180 dollari.
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