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Apr 07, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, RSS, Trojan 0
Non è la prima volta che i pirati informatici sfruttano i circuiti peer to peer per diffondere il loro malware, ma nel caso del trojan Sathurbot bisogna ammettere che i cyber-criminali hanno escogitato un sistema piuttosto originale e decisamente efficace.
Il gruppo di pirati, per diffondere il loro malware, sfruttano un gran numero di siti compromessi (la maggior parte gestiti con WordPress) trasformandoli in veri centri di distribuzione del trojan.
Al posto di imbottire le pagine Web di link malevoli, però, hanno adottato una strategia più sottile: hanno inserito delle pagine Web con collegamenti a file Torrent che consentono (almeno apparentemente consentono) il download di film molto popolari.
Come spiegano i ricercatori di ESET in un report riguardante il malware, il trucco consente ai cyber-criminali di raggiungere le potenziali vittime con estrema facilità, soprattutto grazie al fatto che molti dei siti compromessi hanno un buon ranking sui motori di ricerca.
Una posizione privilegiata che si ripercuote anche sulle pagine “galeotte” inserite dai pirati, che hanno quindi buone probabilità di apparire nei primi posti delle ricerche su Google, Bing e soci.
Peccato che il “pacchetto” che si ottiene attraverso Torrent non contenga solo un file con un’estensione video, ma anche un eseguibile e un file di testo di accompagnamento che spiega come sia necessario installare un codec (l’eseguibile allegato) per poter guardare il film.
Naturalmente è tutto falso: chi avvia il presunto installer del codec si trova davanti a un falso messaggio di errore, mentre il trojan Sathurbot si installa sul sistema.
Il trojan si mette subito al lavoro e contatta il server Command and Control per ricevere istruzioni. Secondo i ricercatori, il modus operandi dei pirati prevede due possibili azioni: la prima è quella di usare la backdoor per installare ulteriore malware sul computer infetto. La seconda, invece, è utilizzare il PC per eseguire ricerche su Internet e individuare siti WordPress. Gli indirizzi rilevati in questo modo vengono comunicati a un secondo server Command and Control.
Il suo compito è quello di coordinare tutti i computer infetti (secondo ESET la botnet conterebbe almeno 20.000 PC) per portare attacchi di brute forcing ai siti individuati, attraverso un sistema molto semplice: ogni computer esegue un tentativo di login con uno user name e password assegnati dal server stesso.
Insomma: quello messo in piedi dagli autori di Sathurbot è un ecosistema chiuso, in cui i computer infetti cercano di compromettere i siti Internet e questi ultimi sono usati per infettare altri PC attraverso la diffusione dei file Torrent che sono messi a disposizione, ancora una volta, da computer compromessi.
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