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Apr 21, 2017 Marco Schiaffino Attacchi, Emergenze, Hacking, In evidenza, Malware, News, RSS, Vulnerabilità 0
A questo punto viene da domandarsi: ma non sarebbe stato meglio se qualcuno avesse pagato le cifre esorbitanti chieste dagli Shadow Brokers per togliere dalla circolazione l’arsenale dell’NSA su cui avevano messo le mani?
A pochi giorni dal rilascio su Internet dei software usati dalla National Security Agency, infatti, tutte le peggiori paure degli esperti di sicurezza si stanno concretizzando.
Il panorama è questo: grazie al “leak” degli Shadow Brokers, migliaia di cyber-criminali hanno ora a disposizione software di spionaggio che sfruttano exploit di alto livello sviluppati dal governo statunitense e li stanno usando per infettare il maggior numero di computer possibile.
Gli strumenti utilizzati, stando a quanto riportato da numerosi esperti di sicurezza, sarebbero in particolare due: EternalBlue e DoublePulsar. Il primo è un exploit che sfrutta una vulnerabilità presente sui sistemi Windows da XP a Server 2008 R2.
DoublePulsar, invece, è un plugin utilizzabile con FuzzBunch, il pacchetto di strumenti di hacking sviluppato dai programmatori dell’NSA e che mette a disposizione un “ambiente di lavoro” completo per portare gli attacchi attraverso semplici comandi da consolle.
Tutto questo materiale è compreso nell’archivio pubblicato dagli Shadow Brokers ed è quindi accessibile, almeno potenzialmente, a chiunque.
L’efficacia dell’attacco è devastante: la vulnerabilità su cui fa leva EternalBlue è infatti una delle poche che consente di violare in remoto un PC con Windows 7 senza che sia necessaria l’autenticazione. Grazie a DoublePulsar, poi, i pirati possono sfruttare la falla per iniettare nel sistema una qualsiasi backdoor sotto forma di DLL.
EternalBlue sfrutta una falla nel Microsoft Server Message Block 1.0 (SMBv1), che consente l’avvio dell’esecuzione di codice in remoto. In teoria, la vulnerabilità è stata corretta da Microsoft il mese scorso, ma evidentemente ci sono in circolazione un gran numero di computer su cui non sono stati installati gli aggiornamenti.
A quanto risulta dalle scansioni effettuate su Shodan da alcuni ricercatori, infatti, gli attacchi avrebbero colpito già più di 47.000 computer e il conteggio delle “vittime” è probabilmente destinato a crescere.
Prima di tutto perché l’utilizzo di FuzzBunch è di una semplicità disarmante, in secondo luogo perché sul Web si trovano addirittura delle guide pratiche (di cui preferiamo non pubblicare il link in questo articolo) che in 15 pagine spiegano passo per passo come portare l’attacco.
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