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Lug 24, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, RSS, Trojan 0
Non cerca segreti industriali o informazioni riservate di diplomatici e politici, ma Statinko, secondo i ricercatori di ESET, è uno dei malware più evoluti in circolazione.
Il malware avrebbe infettato almeno 500.000 computer (solo e soltanto nell’est Europa) e adotta una serie di tecniche complesse e una struttura modulare che, almeno in teoria, permette ai suoi autori di eseguire qualsiasi tipo di azione sul PC infetto.
Il vettore d’infezione, stando al corposo report (quasi 100 pagine) che ESET dedica al malware, sarebbero file eseguibili distribuiti sotto forma di crack per software e videogiochi.
Un trucco vecchio come il mondo, anche perché quando le istruzioni per l’installazione suggeriscono di ignorare eventuali avvisi dell’antivirus (o addirittura disattivarlo) gli aspiranti scrocconi tendono invariabilmente ad assecondare la richiesta.
Gli autori del trojan, però, hanno messo in campo un altro stratagemma per evitare che la potenziale vittima si insospettisca. Nel corso della fase di installazione, distraggono il malcapitato impestando il computer di applicazioni indesiderate che compaiono in bella vista nella barra delle applicazioni.
Mentre la vittima si preoccupa di ritrovarsi il computer zeppo di ciarpame (fastidioso ma tutto sommato poco pericoloso) la vera minaccia agisce dietro le quinte. Si tratta di un trojan che viene eseguito esclusivamente in memoria e che permette ai suoi autori di fare tutto quello che vogliono.
I moduli identificati dai ricercatori ESET permettono infatti di utilizzare i computer compromessi come proxy per offuscare il traffico, utilizzarli come bot sui social network (per esempio Facebook), portare attacchi ai siti Web gestiti con WordPress o, infine, assumere il controllo in remoto del computer stesso.
In realtà, sembra che i pirati informatici responsabili della diffusione di Statinko si limitino per lo più a utilizzarlo per guadagnare denaro macinando click su annunci pubblicitari online.
Anche se a prima vista può sembrare un comportamento insensato (un po’ come usare una Ferrari per andare a fare la spesa nel negozio di quartiere) è probabile che la loro attività si piuttosto redditizia.
Stando a quanto sostengono i ricercatori, infatti, il trojan sarebbe in circolazione addirittura dal 2012 e sarebbe riuscito a passare inosservato proprio grazie alla scelta dei pirati di mantenere un basso profilo nella loro attività.
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