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Nov 10, 2017 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
Una falla di sicurezza terribilmente banale mette a rischio la riservatezza delle comunicazioni di tutte quelle aziende che usano app mobile basate sulla piattaforma Twilio.
Twilio è una piattaforma cloud su cui si appoggiano numerosi sviluppatori per consentire di effettuare telefonate e inviare SMS o messaggi di testo nelle loro app.
Come hanno scoperto i ricercatori di Apptrhority, però, la maggior parte degli sviluppatori che sfruttano Twilio hanno commesso un errore imperdonabile: incorporare le credenziali di accesso alla piattaforma nel codice delle loro app.
Risultato: chiunque analizza il codice dell’applicazione può estrarre user name e password che consentono di accedere all’account dello sviluppatore e di conseguenza al database, da cui è possibile sottrarre messaggi, metadati delle chiamate e anche intere conversazioni di tutti gli utenti che usano l’app.
Dal punto di vista della privacy è un vero disastro. La maggior parte delle app in questione sono infatti utilizzate in ambito business ed è quindi probabile che in quei messaggi e in quelle conversazioni ci siano informazioni riservate, dati sulle trattative in corso e chissà cos’altro.
La vulnerabilità, battezzata dai ricercatori con il nome di EavesDropper, può essere sfruttata con una semplicità disarmante. Come spiegano nel loro report, una volta individuata un’app che usa la piattaforma è sufficiente eseguire una ricerca con la stringa “twilio” all’interno del codice.
Appthority ha individuato la vulnerabilità in aprile e ha contattato Twilio in luglio, segnalando la presenza di 685 app (il 44% per Android e il 56% per iOS) vulnerabili all’attacco. Ancora alla fine di agosto, però, su Google Play ce n’erano ancora 75 e su App Store ben 102.
Risolvere il problema non sarà facile. Non si tratta infatti di un problema nella piattaforma, ma della classica sciatteria di programmatori che non considerano la sicurezza come una priorità.
Twilio, in un comunicato, ha specificato che la pratica di inserire le credenziali senza protezione all’interno delle app è fortemente sconsigliata nella documentazione che viene fornita agli utenti e c’è da scommettere che nelle prossime versioni quella parte sarà evidenziata in rosso e sottolineata.
Visto che la vulnerabilità sarebbe presente fin dal 2011, però, è impossibile sapere se qualcuno ne abbia già approfittato.
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