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Feb 12, 2020 Marco Schiaffino Gestione dati, In evidenza, Leaks, News, Privacy, RSS, Scenario, Tecnologia, Vulnerabilità 0
Se nel 2013 Edward Snowden ha rivelato al mondo il sistema di sorveglianza globale Made in USA, nel 2020 scopriamo un clamoroso retroscena che ha permesso a CIA e servizi segreti tedeschi di spiare indiscriminatamente nemici e alleati.
L’inchiesta congiunta di Washington Post e ZDF ha esposto i dettagli di Operation Rubicon, una gigantesca attività di spionaggio che ha sfruttato uno stratagemma semplice ma terribilmente geniale, che gli ha consentito di spiare decine di nazioni per oltre 50 anni.
Stando a quanto si legge sul quotidiano statunitense, il governo USA e quello tedesco hanno avviato l’operazione negli anni ‘70 attraverso una semplice operazione di carattere finanziario: hanno infatti acquistato la società svizzera Crypto AG, che da quella data ha fornito strumenti di crittografia per i governi di mezzo mondo.
Gli autori dell’inchiesta sono venuti in possesso della documentazione che, in un report della CIA, viene definito come “il colpo del secolo” e che ha permesso a Stati Uniti e Germania di avere un clamoroso vantaggio a livello di intelligence.
Tutto è iniziato durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le truppe alleate hanno cominciato a utilizzare un dispositivo crittografico meccanico realizzato da Boris Hagelin, un cittadino russo emigrato in Svezia e fuggito negli USA nel 1940 per sfuggire ai nazisti.
Il fondatore di Crypto AG, dopo aver fornito agli USA gli strumenti crittografici che gli hanno permesso di comunicare in maniera sicura durante il conflitto mondiale, ha stretto una serie di accordi con CIA e NSA per limitare la diffusione dei suoi dispositivi.
La logica, in origine, era quella di non permettere a potenziali nazioni nemiche di avere a disposizione uno strumento di crittografia che avrebbe permesso loro di comunicare in segreto.
Con il passare degli anni, però, la “collaborazione” tra Crypto AG e i servizi segreti statunitensi è diventata sempre più stretta e, in pratica, l’azienda vendeva due tipi di versi di dispositivi: uno estremamente efficace che veniva fornito solo alle agenzie degli Stati Uniti. Una versione “debole”, invece, che veniva venduta a tutti gli altri governi.
Il salto di qualità è arrivato nel 1970, quando Hamlin, ormai ottantenne, stava per ritirarsi. La sua società, di cui aveva trasferito la sede in Svizzera e che aveva introdotto sistemi di crittografia elettronici, poteva quindi finire nelle mani di qualcun altro.
Per evitare che l’accordo potesse saltare, Stati Uniti e Germania, attraverso CIA e BND (i servizi segreti della Germania Ovest – ndr) formarono una cordata per acquistare l’azienda. L’operazione fu condotta utilizzando sistemi di “offuscamento finanziario” che sfruttarono l’opacità della legislazione del Lichtenstein, allora come oggi considerato un paradiso fiscale ideale per condurre operazioni societarie “riservate”.
La gestione dell’azienda, che secondo gli autori dell’inchiesta avrebbe coinvolto anche la dirigenza di Siemens e Motorola (che hanno però negato qualsiasi coinvolgimento) a questo punto ha permesso ai due servizi segreti di ottenere un duplice risultato: da una parte avevano la possibilità di spiare le 120 nazioni (tra cui anche governi alleati, come Turchia, Grecia, Spagna e Italia) che utilizzavano gli strumenti prodotti da Crypto AG, decodificando con facilità i messaggi “crittografati” con i dispositivi prodotti dall’azienda. Dall’altra, potevano spartirsi milioni di dollari di profitti generati dall’attività di vendita di Crypto AG.
Il giochetto sarebbe andato avanti fino al 2018, ma con alterne fortune. Nel 1995, per esempio, un “incidente diplomatico” che coinvolse un dipendente di Crypto AG in Iran fece sorgere qualche sospetto sulla correttezza delle operazioni dell’azienda e alcuni governi (tra cui l’Italia) interruppero la collaborazione.
Molte altre nazioni, però, continuarono a utilizzare gli strumenti di Crypto AG e il programma, secondo quanto riportano i colleghi del Washington Post, venne interrotto solo due anni fa con la vendita dell’azienda (buona parte dei dirigenti ora lavorerebbero per CyOne) e il definitivo smantellamento del programma.
I report della CIA su cui è basata l’inchiesta, però, cita l’acquisizione di altre aziende del settore (di cui però non si cita il nome) effettuate in tempi recenti e che si muoverebbero sulla stessa logica. Il dubbio, alla fine, rimane: quanto ci possiamo fidare dei sistemi di crittografia?
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