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Ott 11, 2021 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Scenario 0
Si chiama Nicolas Chaillan e, probabilmente, passerà alla storia per aver pubblicato su Internet uno dei più acidi sfoghi riguardo le capacità del governo statunitense di competere con la Cina in ambito tecnologico.
In un post su LinkedIn lo scorso settembre e in un’intervista rilasciata al Financial Times, il Chief Software Officer del Pentagono spiega le ragioni delle sue dimissioni, giustificando la scelta con la frustrazione derivata dallo scarso impegno degli USA in quella che considera una competizione fondamentale per il suo impatto a livello geopolitico.
Ma già adesso, il divario sarebbe notevole e a dimostrarlo sarebbe il fatto che alcuni dipartimenti governativi avrebbero sistemi di cyber security a “livelli da asilo infantile”.
In sintesi, la sua critica riguarda uno “scarso impegno” messo in campo rispetto a quello della super-potenza asiatica, che nell’ambito della sicurezza informatica e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale starebbe surclassando Washington.
Nel suo lungo sfogo sul social network, Chaillan ne ha per tutti:, dall’abitudine di affidare i progetti a militari che ne capiscono poco o niente di IT a una generale mancanza di finanziamenti nel settore.
L’ex dipendente del Dipartimento della Difesa, nella sua intervista al Financial Times, se la prende anche con le aziende private del settore e, in particolare con Google, che non si sarebbero rese disponibili a collaborare con il governo sullo sviluppo dell’AI nell’ottica di un “bene superiore”.
Qui il riferimento è alla scelta del 2018, quando Google ha smesso di lavorare per il Pentagono dopo che molti dei suoi dipendenti si sono rifiutati di contribuire allo sviluppo di un sistema di AI per migliorare le capacità dei droni da combattimento.
Un problema che secondo Chaillan In Cina non hanno, visto che le aziende private sono obbligate (sigh!) a lavorare per lo sviluppo degli armamenti, accantonando (sigh!) qualsiasi dibattito etico sull’uso dell’intelligenza artificiale.
Insomma: secondo il trentasettenne specialista di cyber security, gli USA starebbero accumulando un tale ritardo da ritrovarsi nella condizione di non poter competere con la Cina nel giro di 15 o 20 anni.
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