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Lug 27, 2022 Redazione news Malware, News, RSS 0
I ricercatori di Kaspersky Lab hanno identificato un sofisticato rootkit del firmware UEFI che hanno chiamato CosmicStrand e che attribuiscono a un ignoto gruppo di pirati di lingua cinese.
I rootkit sono impianti malware che si insinuano nelle profondità del sistema operativo. La loro creazione pone sfide tecniche significative ma sono estremamente difficili da rilevare e, nel caso di quelli del firmware, garantiscono ai pirati che il computer rimanga infetto anche se il sistema operativo viene reinstallato o l’utente cancella il disco rigido della macchina.
CosmicStrand è stato documentato originariamente dai ricercatori della società cinese di cybersicurezza Qihoo360 nel 2017. Sembrava poi essere stato abbandonato fino a quando Kaspersky ha rilevato nuove varianti e vittime in Cina, Vietnam, Iran e Russia.
Entrambe le varianti sono state trovate nelle immagini del firmware delle schede madri Gigabyte o ASUS, in particolare quelle basate sul chipset Intel H81. Potrebbe quindi esserci una vulnerabilità nelle build UEFI utilizzate da questi componenti, ma i ricercatori di Kaspersky non sono stati in grado di confermare il modo in cui l’impianto viene innescato.
Nelle immagini del firmware compromesso sono state introdotte modifiche nel driver CSMCORE DXE, il cui punto di ingresso è stato patchato per reindirizzare al codice aggiunto nella sezione .reloc. Questo codice, eseguito durante l’avvio del sistema, innesca una lunga catena di esecuzione che porta al download da un server di comando e controllo (C2) e alla distribuzione di un componente malevolo all’interno di Windows.
L’obiettivo di questa catena di esecuzione è distribuire un impianto a livello di kernel in un sistema Windows a ogni avvio, partendo da un componente UEFI infetto. L’unico modo per rimuovere il rootkit è “flashare” una nuova versione del UEFI, che è memorizzato nel proprio chip di memoria flash SPI dedicato.
Diversi schemi di codice presenti in CosmicStrand sono stati osservati anche in un’altra famiglia di malware, la botnet MyKings, e lo hanno fatto attribuire, insieme ad altri indizi, a cyber criminali di lingua cinese. I ricercatori di Kaspersky Lab hanno identificato anche versioni precedenti del rootkit e ritengono che evidenzi un punto cieco nel campo della sicurezza che deve essere affrontato al più presto.
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