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Dic 06, 2022 Dario Orlandi News, RSS, Scenario 0
Durante un incontro con la stampa organizzato da Zscaler, Nathan Howe (Vice President of Emerging Technology dell’azienda) ha illustrato e commentato le principali evidenze emerse dallo studio The State of Zero Trust Transformation 2023, che ha coinvolto oltre 1.900 responsabili IT in 14 Paesi, di cui circa 200 in Italia.
Il sondaggio ha mostrato un grande interesse verso l’adozione di architetture zero trust: oltre il 90% delle aziende, infatti, ha implementato, sta implementando o per lo meno sta pianificando l’adozione di una soluzione di questo genere.
Particolarmente interessante, e per certi versi inattesa, è la risposta degli intervistati italiani: il nostro Paese guida infatti la classifica, con un valore pari addirittura al 97%.
L’altra faccia della medaglia è una confidenza piuttosto scarsa sull’efficienza dell’infrastruttura cloud attuale: soltanto il 22% degli intervistati si è infatti dichiarato “molto sicuro” che la propria azienda stia sfruttando appieno il potenziale dell’infrastruttura cloud. Questo valore è ancora più basso concentrando l’attenzione soltanto sul nostro Paese, dove il dato scende al 12%.
L’aspetto su cui si concentrano in particolare gli intervistati è l’utilizzo dell’architettura zero trust come alternativa alle soluzioni di protezione delle connessioni remote, come Vpn e Firewall.
Come ha sottolineato Nathan Howe, le tecnologie ZTNA (Zero Trust Network Access) hanno vantaggi significativi rispetto alle soluzioni di tipo tradizionale; ad esempio, consentono di evitare la connessione permanente alla rete aziendale per tutte le casistiche in cui non è strettamente necessario, dal lavoro ibrido alle infrastrutture distribuite point of sale.
L’emergenza dovuta alla pandemia ha mostrato e dimostrato alle aziende che non solo non serve mantenere tutti gli utenti sempre in ufficio, ma non è neppure necessario che tutti siano sempre connessi alla rete aziendale.
Secondo gli intervistati, infatti, le aziende affiancheranno diverse modalità di accesso all’infrastruttura, con lavoratori sempre in ufficio (38%), personale che lavorerà sempre da remoto (35%) e una quota notevole che alternerà tra le due opzioni (27%).
Solo nel 19% dei casi, a livello globale, è già presente in azienda un’infrastruttura ibrida basata sul modello zero trust, ma anche in questo caso l’Italia propone una fotografia diversa: nel nostro Paese, infatti, il valore cresce fino al 30%.
Naturalmente, adottare un approccio diverso richiede una revisione di alcuni flussi di lavoro, ma questa in realtà è un’opportunità per rendere il proprio business più agile e pronto ad affrontare le sfide del prossimo futuro, come il passaggio nel cloud o il trasferimento da un provider all’altro.
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