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Dic 07, 2022 Dario Orlandi Minacce, News, RSS, Scenario 0
Secondo una nuova ricerca realizzata da Proofpoint in collaborazione con The Cybersecurity Digital Club, il timore più grande dei Ciso rimane il fattore umano, che il 94% degli intervistati considera come una delle principali preoccupazioni relative alla sicurezza aziendale.
Sono diverse le modalità con cui i dipendenti possono danneggiare l’azienda; al primo posto si colloca la tendenza ad aprire collegamenti pericolosi (80%), seguito a debita distanza dal collegamento di dispositivi Usb non sicuri (65%) e, a parimerito (57%), dallo scaricamento di allegati da fonti sconosciute e dalla tendenza a condividere informazioni private con l’esterno.
Secondo gli intervistati, molti rischi sono dovuti all’abitudine dei dipendenti di condividere le credenziali degli account (47%) e di permettere l’uso dei dispositivi aziendali a familiari e amici (39%).
Questa scarsa attenzione e sottovalutazione dei rischi ha un impatto importante per le aziende: quasi due terzi delle organizzazioni che hanno subito un attacco hanno infatti ammesso che la responsabilità è stata fatta risalire alla negligenza, o addirittura alla connivenza, dei dipendenti.
Per ridurre l’impatto di questi comportamenti, quasi tutte le aziende hanno intrapreso iniziative di formazione, in particolare sugli aspetti legati alla gestione delle password (88%) e sulle best practices di sicurezza (80%).
Non manca anche l’implementazione di strumenti di protezione veri e propri; la quasi totalità degli intervistati ha infatti dichiarato che l’azienda ha implementato strumenti di identificazione delle minacce veicolate tramite email.
La crescita del lavoro ibrido sta rendendo il panorama più complesso: il 22% degli intervistati ha infatti ammesso che lo smart working ha diminuito la visibilità sull’accesso ai dati e le connessioni all’infrastruttura.
Un ultimo dato, piuttosto inquietante, riguarda la preparazione agli eventi più catastrofici: soltanto il 43% degli intervistati ha dichiarato di aver implementato un agent dedicato alla Data Loss Prevention; il 14% addirittura non dispone di nessuna tecnologia pensata per prevenire la perdita di informazioni.
Emiliano Massa, Area Vice President della regione Southern Europe di Proofpoint, ha dichiarato: “I dati non si perdono da soli, sono le persone a perderli. Vengono rubati da un aggressore esterno tramite credenziali compromesse, inoltrati a una terza parte non autorizzata da un utente disattento o rubati da un dipendente malintenzionato che spesso li passa a un concorrente. Sebbene i risultati della nostra indagine dimostrino che i Ciso sono ben consapevoli di questo problema e stanno adottando misure per contrastarlo, oggi è più importante che mai difendere i dati aziendali, proteggendo le persone che li trattano regolarmente, con processi di formazione e misure tecniche adeguate”.
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