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Feb 21, 2023 Marina Londei Approfondimenti, Campagne malware, Minacce, Ransomware, RSS, Vulnerabilità 0
La maggior parte dei ransomware dello scorso anno hanno sfruttato vulnerabilità conosciute, tutte scoperte prima del 2020: lo riporta un nuovo studio nato dallo sforzo congiunto di Cyber Security Works, Ivanti, Cyware e Securin.
Ivanti, nel suo report derivante dallo studio, sottolinea che il 76% delle vulnerabilità che vengono tutt’oggi sfruttate per sferrare attacchi ransomware è stato scoperto tra il 2010 e il 2019. Ciò significa che le imprese non hanno aggiornato i loro sistemi con le patch di sicurezza dei produttori.
Come indicato nel report e sottolineato da Jai Vijayan, tra le vulnerabilità più vecchie ci sono tre bug di remote code execution risalenti al 2012 e presenti in Oracle Fusion middleware e Java Runtime Environment. Queste falle sono particolarmente pericolose perché non solo danno agli attaccanti l’accesso iniziale, ma gli permettono anche di fare escalation dei privilegi, accedere alle credenziali utente, avere accesso a risorse private e sottrarre dati sensibili.
Gli attaccanti continuano a basarsi su falle risalenti anche a 10 anni fa, ma ancora efficaci, che le imprese non si sono preoccupate di fixare. Visto l’enorme impatto dei ransomware nel 2022 e la minaccia crescente che questi attacchi rappresentano, le imprese devono agire subito per arginare i rischi.
Dal report sono emersi anche altri punti interessanti, come il fatto che è cresciuto il numero di gruppi APT che si dedica ad attacchi ransomware. Cyber Security Works ha individuato più di 50 gruppi APT attivi nel mondo dei ransomware, un aumento del 51% rispetto al 2020.
Inoltre la maggior parte delle vulnerabilità dipende dal riutilizzo di codice open-source fallato nei prodotti. Dal report emerge infatti che le vulnerabilità di Apache Log4j sono ancora presenti in più di 200 prodotti appartenenti a 27 vendor diversi. Gli attaccanti tendono così a sfruttare maggiormente le vulnerabilità dell’open-source, perché più diffuse.
“I team IT e di sicurezza devono rimediare continuamente a queste vulnerabilità per ridurre la superficie d’attacco delle loro organizzazioni e ottenere resilienza contro gli attaccanti” ha spiegato Anuj Goel, Co-fondatore e CEO di Cyware. “Il nostro report offre insight interessanti che i team possono usare per migliorare i propri sforzi, iniziando ad agire sulle vulnerabilità vecchie e open-source che gli attaccanti continuano a sfruttare”.
Gli attaccanti non si arrenderanno facilmente e continueranno a sfruttare le vulnerabilità per sferrare attacchi ransomware sempre più distruttivi; le imprese, quindi, devono continuare a investire sulla cybersecurity e moltiplicare i propri sforzi per mantenere al sicuro i sistemi.
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