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Mar 27, 2023 Marina Londei Approfondimenti, Hacking, Minacce, RSS 0
Nel corso dell’evento Attiva Incontra di Attiva Evolution ci si è chiesti se in Italia siamo davvero “dataconsapevoli” in un’economia ormai data-driven. Le aziende sono a conoscenza del vero valore dei propri dati? A questa domanda hanno cercato di rispondere tre ospiti con background molto diversi tra loro: Filippo Zizzadoro, psicologo e speaker; Giorgia Paola Dragoni, ricercatrice Senior Osservatorio Cybersecurity & Data Protection Politecnico di Milano; Matteo Zambon, CTO & Co-Founder di Tag Manager Italia.
Ciò che è emerso dalla discussione è che no, le imprese non sono affatto consapevoli del valore delle informazioni, e sempre più spesso sono vittime di attacchi distruttivi che mirano a sottrarre loro i dati centrali per il business. Il tema dell’importanza dei dati è strettamente legato alla cybersecurity: le realtà italiane non stanno investendo abbastanza su soluzioni di sicurezza per proteggere le proprie informazioni, e le ragioni sono diverse. Oltre a una scarsa conoscenza dei rischi e degli impatti, anche la risposta psicologica di chi subisce un attacco gioca un ruolo fondamentale nell’approccio alla sicurezza.
Come ha spiegato Zizzadoro, molte aziende non rivelano di essere state colpite: si nascondono per paura dello stigma che ne deriva e per evitare che gli utenti perdano fiducia in loro. Gran parte delle realtà che hanno subito un cyberattacco lo tengono nascosto e provano a risolvere da sole le conseguenze, ma ciò porta a un’enorme perdita di tempo e soldi.
È importante che le vittime di un attacco condividano la situazione con gli esperti per comprendere la vera entità del danno e capire come agire. Se non si hanno conoscenze adeguate sul tema è opportuno affidarsi alle figure giuste per gestire il recovery e la rimessa in funzione dei sistemi.
La condivisione passa anche per i dipendenti: è fondamentale informare i collaboratori delle procedure da attuare in caso di situazioni critiche o potenzialmente tali. Le persone vanno sensibilizzate in merito ai possibili effetti collaterali delle loro azioni, e soprattutto non devono essere accusate nel caso commettano errori.
Le nuove tecnologie e le modalità di lavoro ibride e remote hanno creato nuove sfide per la cybersecurity e la protezione dei dati aziendali. Le imprese percepiscono maggiormente i rischi rispetto al passato, ma non abbastanza per applicare misure davvero efficaci contro il cybercrimine. Cambiare il modo in cui si pensano le minacce e le conseguenze degli attacchi è il primo passo per implementare metodologie di sicurezza incisive.
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