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Lug 08, 2022 Redazione news Intrusione, News, RSS 0
Le smart factory (fabbriche intelligenti) sono sempre più importanti nell’industria e nella sua transizione verso la digitalizzazione. La connessione al cloud o a Internet offre una serie di vantaggi comunicativi e produttivi ma crea anche una maggiore superficie vulnerabile agli attacchi digitali.
Un recente report del Capgemini Research Institute ha affrontato questo tema sulla base di una ricerca che ha coinvolto 950 organizzazioni.
L’80% delle aziende intervistate per lo studio ritiene che la sicurezza informatica sia una componente critica delle operazioni di una fabbrica intelligente e il 51% pensa che gli attacchi aumenteranno nei prossimi 12 mesi. Tuttavia, la consapevolezza dei rischi crescenti non si traduce necessariamente in preparazione a livello a livello organizzativo.
Le società affermano che i loro analisti di cybersecurity sono sopraffatti dalla vasta gamma di tecnologie che devono tenere sotto controllo nel tentativo di scoprire e contrastare i tentativi di violazione della sicurezza.
Devono infatti monitorare sia le reti OT sia IIOT. Le reti OT (da Operational Technology o tecnologia operativa) sono i sistemi di hardware e software che gestiscono i dispositivi fisici e i processi nelle aziende.
Con la sigla IIOT (da Industrial internet of things o Internet delle cose industriale) ci si riferisce a sensori, strumenti e altri dispositivi interconnessi in rete con i computer per applicazioni industriali. Dato che sono in continuo aumento, i rischi per la sicurezza richiedono uno sforzo sempre maggiore.
La ricerca sottolinea anche che la frequenza degli attacchi informatici nelle smart factory è in crescita: hanno colpito il 40% delle organizzazioni intervistate e il 73% degli incidenti si è verificato negli ultimi 12 mesi.
Le aziende dell’industria pesante sono state le più colpite dagli attacchi informatici alle loro fabbriche intelligenti (58%), seguite dalle aziende farmaceutiche e di scienze biologiche (44%). Più della metà delle organizzazioni (51%) afferma che le minacce informatiche delle smart factory hanno origine principalmente dalle reti di partner e fornitori.
La ricerca mostra anche che le organizzazioni hanno difficoltà a formare dipendenti per affrontare i vari aspetti dell’evoluzione delle minacce informatiche. Il 57% delle aziende intervistate afferma che la scarsità di competenze di cybersecurity per le smart factory è molto più grave di quella dei talenti di cybersecurity IT.
Capgemini sottolinea quindi la necessità per il settore di organizzare procedure e interventi mirati per tutelare maggiormente la sicurezza dell’IIOT.
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