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Giu 21, 2024 Marina Londei Approfondimenti, Attacchi, Malware, News, RSS 0
L’ultimo Ransomware Trends Report di Veeam evidenzia una situazione preoccupante: i ransomware rimangono una minaccia costante e impattano significativamente sul business, tanto che le aziende non riescono a recuperare il 43% dei dati.
Attualmente questi attacchi rappresentano la principale causa di interruzioni e downtime dell’IT, questo perché il 41% dei dati viene compromesso durante l’operazione.
“Il ransomware è un dato di fatto e ha avuto un impatto per 3 aziende su 4 nel 2023. L’intelligenza artificiale sta permettendo di creare una sicurezza più intelligente e avanzata, ma sta anche facilitando la crescita del volume e della complessità degli attacchi” ha dichiarato Dave Russell, Senior Vice President, Head of Strategy di Veeam.
Dal report emerge che, per il terzo anno consecutivo, la maggior parte delle aziende (81%) ha pagato il riscatto per poter recuperare i dati, con un terzo di esse che non sono riuscite però a riottenere le informazioni; inoltre, ancora una volta sono risultate più numerose le imprese che hanno pagato senza riuscire a recuperare i dati rispetto a quelle che li hanno recuperati senza pagare.
Per ridurre l’impatto finanziario non solo del pagamento del riscatto ma anche delle procedure di ripristino dei sistemi, gli esperti di Veeam consigliano di sottoscrivere un’assicurazione informatica. Contrariamente alla convinzione che avere una polizza aumenti la probabilità di pagare il riscatto, la ricerca della compagnia ha evidenziato il contrario.
Delle aziende che sono state colpite dai ransomware, il 65% ha pagato tramite assicurazione, mentre un altro 21%, nonostante avesse una polizza, ha scelto di pagare senza presentare una richiesta di risarcimento; questo significa che nel 2023 l’86% delle imprese aveva una copertura assicurativa che avrebbe potuto essere usata per un evento informatico.
I riscatti pagati rappresentano in media solo il 32% dell’impatto finanziario complessivo dopo un attacco. Inoltre, l’assicurazione informatica non copre la totalità dei costi totali associati a un attacco: solo il 62% dell’impatto complessivo è in qualche modo recuperabile attraverso l’assicurazione o altri mezzi, mentre tutto il resto va a scapito del budget aziendale.
L’impatto non è soltanto finanziario, ma anche umano: in caso di attacco, il 45% degli intervistati ha segnalato un aumento della pressione sui team IT e di sicurezza, con un 26% che ha subito una perdita di produttività e un 25% che ha riscontrato interruzioni dei servizi interni o legati ai clienti.
Il report di Veeam evidenzia che l’impatto umano dei ransomware va considerato: il 45% degli intervistati ha segnalato un aumento del carico di lavoro dopo un attacco, e il 40% ha riferito un aumento di livelli di stress e altre sfide personali difficili da mitigare.
Il backup rimane uno degli elementi fondamentali per riprendersi dopo un attacco ransomware e le aziende ne sono consapevoli: alla domanda sull’esistenza di un team di risposta agli incidenti, solo il 2% degli intervistati ha riferito di non averne uno, e solo il 3% ha un team dedicato ma senza protocollo definito.
Nonostante una maggiore attenzione alla sicurezza, le imprese soffrono ancora di disallineamenti tra i team di backup e quelli informatici: quasi due terzi degli intervistati (63%) ritiene che non ci sia un allineamento tra i team. A tal proposito, il 61% dei professionisti di sicurezza e il 75% degli amministratori di backup ritengono che i team necessitino di “miglioramenti significativi” o che sia necessaria una revisione completa del sistema.
Oltre ai dati sui backup, dal report emerge che il 63% delle aziende rischia di reintrodurre infezioni durante il recupero da attacco ransomware o da gravi incidenti informatici. Molte realtà, pressate dalla necessità di ripristinare velocemente i sistemi, saltano passaggi fondamentali che rischiano di portare al ripristino di dati infetti o malware.
Le imprese che hanno subito attacchi riconoscono or all’importanza dell’immutabilità, tanto che il 75% di esse usa dischi hardened on-premise e l’85% sfrutta il cloud-storage con funzionalità di immutabilità. I dati rivelano che metà dello storage di backup complessivo è immutabile, ma ci sono ancora importanti margini di miglioramento.
“La nostra ricerca trasmette un messaggio chiaro: gli attacchi ransomware continueranno, saranno più gravi del previsto e l’impatto complessivo costerà alle aziende più di quanto si aspettino. Le aziende devono agire per garantire la resilienza informatica e riconoscere che un recupero rapido e pulito è essenziale. Allineando i team e rafforzando la cybersecurity con backup immutabili, possono proteggere i loro preziosi dati aziendali mentre Veeam si occupa di mantenere la loro attività in funzione e al sicuro” ha concluso Russell.
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