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Mag 02, 2017 Marco Schiaffino Gestione dati, Intrusione, Leaks, News, Privacy, RSS 0
Impostazioni rigide, sistemi di autenticazione multi-fattore, software per bloccare il tracciamento della navigazione: tutto inutile. La prossima volta che vi sorprenderete a cullarvi nell’illusione di aver preso tutte le precauzioni possibili per proteggere la vostra privacy, ricordatevi solo un nome: Stuart Colianni.
Colianni è uno sviluppatore che si interessa (tra le altre cose) di riconoscimento facciale. Stanco di dover lavorare su data set di scarsa qualità, ha pensato bene di procurarsene uno che gli permettesse di lavorare meglio sul suo progetto: creare un sistema in grado di distinguere maschi e femmine in base al loro aspetto.
E dove trovare una gran quantità di immagini utili per i suoi scopi? Colaianni non ha avuto dubbi: la fonte migliore è Tinder, il social network dedicato agli appuntamenti.
Senza pensarci due volte, quindi, lo sviluppatore ha pensato bene di creare uno script in Python, che scarica e memorizza automaticamente le immagini degli iscritti a Tinder.
Tutto questo, naturalmente, senza chiedere il permesso delle persone ritratte nelle fotografie o di Tinder stessa. Non contento di aver creato uno strumento che permette di violare la privacy di migliaia di persone, ha anche pubblicato il codice del suo “TinderFaceScraper” su GitHub.
Non solo: una volta ottenute le 40.000 immagini degli utenti Tinder, ha pubblicato il tutto su Kaggle (una piattaforma per lo sviluppo di strumenti di analisi dei Big Data – ndr) per consentire a chiunque di utilizzarle a “scopo di ricerca”.
Insomma: grazie al prode Colaianni, le fotografie di migliaia di persone sono finite sul Web a disposizione di chiunque.
Le reazioni, come si può immaginare, non sono mancate. La prima, secondo quanto riportato dallo stesso Colaianni, sarebbe arrivata dalla stessa Tinder, che avrebbe immediatamente contattato gli amministratori di Kaggle e ottenuto la rimozione degli archivi dai loro server.
Anche altri utenti di GitHub, però, hanno manifestato la loro indignazione per l’operazione. Tra i commenti, accanto a chi si limita a “consigliare” allo sviluppatore di rimuovere immediatamente il codice del programma dal repository, c’è anche chi propone di avviare una class-action collettiva nei suoi confronti.
Tanto più che Colaianni, oltre a non aver considerato il fattore privacy, ha anche dimostrato di avere qualche difficoltà nel mantenersi entro i limiti del “politically correct”. Nel codice del suo programma, infatti, gli utenti Tinder vengono definiti con il termine “hoes”, cioè “t*oie”. Un dettaglio che la dice lunga sul suo atteggiamento nei confronti dei “soggetti” del suo studio.
Ogni volta che utilizziamo un servizio Internet contando sul fatto che le informazioni che pubblichiamo possano rimanere private, ricordiamoci una sola cosa: là fuori è pieno di Stuart Colaianni.
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