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Giu 08, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, Trojan 1
Meglio utilizzare un singolo dispositivo con una grande capacità di calcolo o migliaia di dispositivi meno potenti? Gli autori di Linux.MulDrop.14 sembrano aver scommesso sulla seconda ipotesi e, stando a quanto riporta la società di sicurezza russa Dr.Web, provano a dimostrare la oro teoria utilizzando i dispositivi Raspberry Pi per… minare cripto-valuta.
Il trojan individuato dai ricercatori russi si diffonde con la stessa logica del worm Mirai, ma prendendo di mira solo i Raspberry Pi configurati in modo da avere una connessione SSH attiva.
Una volta installato sulla macchina, Linux.MulDrop.14 modifica la password per l’accesso al dispositivo ed esegue il codice del miner. Avvia poi una scansione della rete alla ricerca di altri dispositivi accessibili tramite la porta 22 dedicata al protocollo SSH per infettarne altri.
Gli analisti di Dr.Web, nel loro report, non specificano quale cripto-valuta venga generata dal trojan. È probabile però che non si tratti dei classici Bitcoin, per ottenere i quali è ormai necessario utilizzare dispositivi con una notevole potenza di calcolo.
Più probabile che si tratti di una cripto-valuta “emergente”, come Monero o Zcash, che stanno vivendo un momento di espansione anche grazie alla promessa di offrire un maggior livello di anonimato nelle transazioni rispetto al pioniere Bitcoin.
Difficile anche capire anche quanto possa essere efficace l’intera operazione. I Raspberry Pi, infatti, hanno una potenza di calcolo decisamente inferiore rispetto a quella di un classico computer desktop e, in passato, il loro utilizzo per minare Bitcoin era stato promosso facendo leva sulla base dei loro bassi consumi energetici.
I Raspberry Pi sono piccoli, economici e consumano poco. Ma infettarli per minare Bitcoin che senso ha?
Ed è proprio da qui che nascono le perplessità sulla “furbizia” dei cyber-criminali che hanno creato il trojan. L’idea che possa essere conveniente usare i Raspberry Pi per minare cripto-valuta (comunque tutta da verificare) ha una sua logica quando si utilizzano i dispositivi in maniera legittima, cioè quando si fa un confronto tra il denaro guadagnato e quello speso per pagare la bolletta.
Ma se si usa un trojan per “scroccare” la potenza di calcolo del dispositivo infetto (ovviamente senza pagare nulla per il consumo di energia elettrica) che senso ha?
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One thought on “Un trojan usa i Raspberry Pi per generare cripto-valuta. Ma ha senso?”