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Giu 27, 2017 Marco Schiaffino Attacchi, Gestione dati, Hacking, Intrusione, News, RSS, Vulnerabilità 0
Stando ai comunicati stampa ufficiali, quello avvenuto tra venerdì e sabato nei confronti dei server email del Parlamento inglese sarebbe stato un attacco “prolungato e determinato”, che ha permesso ai pirati informatici di violare “solo l’1% dei 9.000 account di Westminster”.
La verità è che quello che è successo nel weekend dimostra che i sistemi di sicurezza del Parlamento britannico lasciano molto a desiderare. Non stiamo infatti parlando di un sofisticato attacco portato con tecniche di ingegneria sociale, compromissione di computer tramite malware e tecniche di movimento laterale, ma di un semplice attacco di brute forcing che ha permesso ai pirati informatici di fare breccia in almeno 90 account di posta elettronica.
Sempre secondo i comunicati stampa ufficiali del governo inglese gli account in questione sarebbero stati violati “a causa dell’uso di password deboli che non soddisfacevano i requisiti previsti dai regolamenti”. Insomma: la colpa sarebbe dei parlamentari, che non avrebbero scelto password abbastanza sicure.
Il comunicato stampa sembra scaricare la responsabilità sugli utenti. Ma di fronte a un attacco di brute forcing ci si aspetterebbe ben altra reazione…
Peccato che per bloccare un attacco banale come un brute forcing (il tentativo di accesso tentando tutte le password possibili – ndr) bastano in realtà semplici accorgimenti tecnici, come la previsione di un numero massimo di tentativi di accesso.
Per dirla tutta, poi, il fatto che un’infrastruttura critica come il servizio di posta elettronica di un Parlamento non abbia poi sistemi di protezione più evoluti come l’autenticazione a due fattori, è piuttosto sconcertante.
Ancora più sconcertante è il fatto che la vicenda abbia coinvolto istituzioni governative di un paese come l’Inghilterra, che da tempo sta portando avanti una battaglia per contrastare l’uso della crittografia nei software commerciali e proponendo l’inserimento per legge di backdoor che dovrebbero consentire alle autorità britanniche di accedere ai dati dei privati cittadini.
Qualcuno pensa davvero che sia una buona idea lasciare strumenti del genere in mano a gente che non sa nemmeno proteggere un server di posta elettronica?
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