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Ago 12, 2016 Marco Schiaffino Hacking, Intrusione, News, Vulnerabilità 0
Quando ci si trova a corto di batteria, trovarsi di fronte a una postazione di ricarica pubblica può apparire come una inaspettata grazia. Prima di collegare il nostro smartphone al cavo, però, è meglio pensarci due volte.
Se le tecniche per installare malware su uno smartphone sfruttando la connessione dati offerta dal cavetto USB sono già ampiamente conosciute, esiste una strategia alternativa che permette ai cyber-criminali di sfruttare il collegamento via cavo al dispositivo.
Il problema si annida nella possibilità di usare la porta di connessione come collegamento video HDMI. Questa permette infatti a un pirata informatico di avviare la duplicazione dello schermo e registrare tutte le operazioni eseguite mentre lo smartphone è collegato, compresa digitazione di password e PIN.
D’altra parte, in molti casi è impossibile sapere se il cavo a cui stiamo collegando il nostro dispositivo finisce in una presa di corrente o in un computer. Nel secondo caso, tutto quello che facciamo potrebbe essere registrato.
Per realizzare una finta stazione di ricarica con capacità di registrazione video è sufficiente utilizzare un cavo con adattatore da Micro USB a HDMI (costo indicativo: 8 euro) che consenta la trasmissione del segnale video. Da un punto di vista estetico, è praticamente identico a un cavo per la ricarica.
A essere vulnerabili a questo tipo di tecnica di spionaggio sono, almeno in teoria, tutti gli smartphone (soprattutto Android) certificati come HDMI-reday o compatibili con MHL.
Come proteggersi, dunque? In linea generale, è buona norma evitare il più possibile di utilizzare sistemi di ricarica pubblici. Nel caso particolare del video-jacking, invece, basta avere l’accortezza di non utilizzare il dispositivo mentre è collegato al cavo.
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